Mak Costruzioni: "celere" trattativa sindacale

A fronte di queste elementari richieste sindacali l’atteggiamento del presidente Pellegrini è stato alquanto arrogante e provocatorio. Ma non solo, durante la trattativa sindacale nel piazzale della Mak Costruzioni è arrivata la polizia in assetto antisommossa.

Trento -

Oggi, alcuni lavoratori della Mak Costruzioni dopo lo sciopero dello scorso 31 ottobre, hanno nuovamente scioperato ed incrociato le braccia contro i continui soprusi da parte della Direzione aziendale. Accompagnati dai sindacalisti di USB Lavoro privato, da semplici cittadini, pensionati e altri lavoratori del settore si sono recati in azienda per chiedere un incontro diretto con il presidente di Mak Costruzioni Mirko Pellegrini al quale è stato chiesto:
la riassunzione del lavoratore licenziato;
che Mak Costruzioni ponga fine ad ogni accanimento disciplinare, cancelli tutte le contestazioni ed i provvedimenti disciplinari inflitti ai lavoratori con motivazioni fantasiose, discriminanti e per alcuni versi anche provocatorie e, a nostro avviso, finalizzate solo a precostituire le condizioni per il loro licenziamento.
Dopo circa un’ora di attesa si è avviato il confronto con il presidente al quale abbiamo ribadito che non era più tollerabile che dei lavoratori per il solo fatto di essersi rifiutati di ridursi salario e qualifica – a seguito dell’acquisizione del ramo di azienda – e di contestare le “angherie” del “capo bastone” debbano subire umiliazioni e rappresaglie, ad esempio doversi recare nei cantieri con i propri mezzi anziché fruire dell’apposito pullmino aziendale come gli altri dipendenti; sono costretti a passare da un cantiere all’altro nella stessa giornata per effettuare solo i lavori più pesanti, a mansioni inferiori alla loro professionalità oltre ad essere isolati nei cantieri e spesso anche nel momento del pranzo.
A fronte di queste elementari richieste sindacali l’atteggiamento del presidente Pellegrini è stato alquanto arrogante e provocatorio. Ma non solo, durante la trattativa sindacale nel piazzale della Mak Costruzioni è arrivata la polizia in assetto antisommossa.
Un fatto gravissimo, inedito e politicamente inaccettabile che non ha precedenti ne in Trentino ne a livello nazionale con il quale si vuole derubricare a ordine pubblico anche le trattative sindacali fatte dai sindacati di base.
Se il fatto che un’azienda chiami la polizia durante una trattativa sindacale in corso è grave, ancora più grave è la scelta della Digos di schierare la celere in assetto antisommossa con scopo intimidatorio contro i lavoratori ed in difesa della Mak Costruzioni.
Un simile ruolo da parte della polizia mette in sordina le garanzie democratiche e costituzionali, apre una pericolosa deriva repressiva di ogni forma di dissenso verso il potere costituito.
Vorremmo sapere, se non siamo troppo invadenti, come mai la polizia questa mattina si è schierata a difesa di un’azienda dove arroganza, “caporalato” e “cottimo” sono di casa, dove i lavoratori devono piegarsi e chinare la testa accettando la riduzione del proprio stipendio e condizioni di lavoro ottocentesche.
Per questo oggi siamo a denunciare il regime poliziesco che il nuovo questore vuole introdurre in Trentino ma anche, con la nostra lotta, scoperchiare “il pentolone di violazioni di legge su cui poggia il fenomeno Mak Costruzioni,” il cui “segreto di Mak sta nello sfruttamento della manodopera attraverso la intermediazione di manodopera, il caporalato e la simulazione di contratti di assunzione” come scritto in una lettera anonima inviata alla provincia, alla procura della repubblica ed agli organi ispettivi provinciali compresa la guardia di finanza.
Per questo invitiamo nuovamente e pubblicamente tutti gli organi ispettivi e di controllo (ai quali abbiamo girato la lettera anonima) di intervenire in modo rapido ed efficace per porre fine a condotte che danneggiano i lavoratori.