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1 Maggio: Questa lotta non si fermerà

Ieri, a Milano decine di migliaia di cittadini, giovani, di lavoratori, di disoccupati, migranti, pensionati, uomini e donne, sono scesi in piazza pacificamente e in modo determinato per il lavoro, contro il governo e le politiche della troika, contro la libertà di licenziare, contro la precarietà, il lavoro gratuito e la cementificazione delle città. Per dire che che il il 1° maggio è la festa dei lavoratori e non della finanza speculativa oggi ben rappresentata da Expo.

Una grande ed importante manifestazione, per i suoi contenuti, oscurata dai mass media con la scusa di scontri e le devastazioni. Non a caso siamo al 73esimo posto come libertà di stampa, dopo il Burundi.

Ieri, a Milano decine di migliaia di cittadini, giovani, di lavoratori, di disoccupati, migranti, pensionati, uomini e donne, sono scesi in piazza pacificamente e in modo determinato per il lavoro, contro il governo e le politiche della troika, contro la libertà di licenziare, contro la precarietà, il lavoro gratuito e la cementificazione delle città. Per dire che che il il 1° maggio è la festa dei lavoratori e non della finanza speculativa oggi ben rappresentata da Expo.

Una manifestazione che ha segnato:

- La incolmabile distanza tra questione sociale e un ceto politico (classe dominante la chiamerebbe Marx) tutto proteso a cancellare dissenso, scandali, corruzione, infiltrazioni mafiose e sperimentare nuove forme di schiavitù pur di essere compiacente ai poteri forti che governano il mondo (FMI, Banca Mondiale e multinazionali);

- La differenza segnata da un Renzi impegnato a magnificare il suo governo per nascondere l'aumento della disoccupazione e della povertà in Italia;

- La contraddizione fra lo spettacolo alla scala con una folla in elegante vestito da sera ed ingioiellata il cui valore supera il prodotto interno lordo annuo di molti paesi africani da cui scappano i disperati e che sbarcano sulle nostre coste;

Quello che manca non sono le politiche di prevenzione contro i “violenti” in piazza, ma le scelte di politica economica capaci di fermare gli affamatori del pianeta che poi sono gli sponsor dell'Expo.

A Milano siamo scesi in piazza contro un potere che vuole imporre nuove schiavitù, come il Jobs Act che ha chiuso la porta in faccia al futuro di milioni di persone, contro la precarizzazione generale coatta voluta dal padronato e sostenuta da questo governo.

Una legge che ha rubato il futuro alle nuove generazioni con contratto a tutele crescenti, che incentiva i datori di lavoro a licenziare, mentre la defiscalizzazione degli oneri sociali, pari a 8000 mila euro annui a vantaggio dei datori di lavoro aprirà una voragine nei conti dell'INPS e quindi si prepara un nuovo attacco alla pensione ed alle prestazioni sociali erogate da questo Ente.

La realtà ci dice che in ogni famiglia italiana, tranne in quelle dei politici e delle varie caste economiche, c'è un giovane precario o disoccupato e le condizioni per la sua immissione al lavoro sono diventate molto difficili nonostante i finti masters ed il lavoro gratuito proposto all'expo di Milano.

Per questo ritengo che ieri a Milano non è andato in scena uno scontro fra manifestanti “violenti” e un Renzi venditore di fumo, ma la rabbia pacifica di quanti (ed aravamo in tanti) vogliono decidere sul loro futuro da persone libere (dal bisogno). Un popolo che lotta contro un potere che vuole cancellare diritti, dignità, futuro di milioni di giovani imponendo nuove forme di schiavitù, nel lavoro e nella società.

Per questo noi non ci stanchiamo di contestare le politiche del governo Renzi e questa Expo che altro non è che una immensa bugia mediatica, che avvelena lavoro e agricoltura, generando solo profitti per le multinazionali.

Ezio Casagranda