A cosa serve la sanità integrativa?

AL CONTRARIO LA SANITA’ INTEGRATIVA INVECE DI GARANTIRE LA SALUTE INCREMENTA IL CONSUMO SANITARIO E FAVORISCE GLI EROGATORI DI PRESTAZIONI SANITARIE, QUINDI DIVENTA PRINCIPALMENTE UNA FONTE DI PROFITTO:

Trento -

La sanità integrativa e’ lo strumento per chiudere il servizio sanitario nazionale
L’assistenza sanitaria integrativa è una forma di tutela assicurativa che permette di integrare o sostituire le prestazioni pubbliche nell’ambito del servizio sanitario.
PERCHE’ LA SANITA’ INTEGRATIVA?: – Salverebbe il servizio sanitario dalla sua insostenibilità (viene detto che con l’allungarsi della speranza di vita non si può dare tutto a tutti), – Per avere maggiori possibilità e in tempi brevi (=evitare le liste di attesa), di fare tutte le visite, esami e prestazioni sanitarie, – Per fare prestazioni sanitarie “preventive” (ovvero visite, esami, somministrazione di farmaci a scopo di mantenimento e controllo della propria salute. Ed infatti Forze politiche di governo e opposizione, intermediari finanziari, centrali cooperative, grandi aziende, OO.SS., intere categorie di lavoratori e molti attori in Sanità sono uniti nella richiesta di incentivare i fondi sanitari integrativi come “secondo pilastro” del SSN. Confindustria e Confcommercio hanno messo in campo tutto il loro peso.
Ad esempio nei contratti di lavoro si stabilisce di dare meno (o nullo) salario per fornire un’assicurazione sanitaria integrativa (e altre forme di cd Welfare)
AL CONTRARIO LA SANITA’ INTEGRATIVA INVECE DI GARANTIRE LA SALUTE INCREMENTA IL CONSUMO SANITARIO E FAVORISCE GLI EROGATORI DI PRESTAZIONI SANITARIE, QUINDI DIVENTA PRINCIPALMENTE UNA FONTE DI PROFITTO:
a) Viene falsificato il concetto e la pratica della PREVENZIONE che vuol dire evitare che si producano di malattie e di disagi. Il suo obiettivo è quello andare alle cause che fanno perdere la salute. Ad esempio non essere esposti ad inquinamento ambientale o lavorativo; condurre uno stile di vita sano (alimentazione corretta, attività fisica, senza fumo, e stress). Non saranno i chek up o gli screening non validati a garantire più salute.
b) Viene nascosta la differenza fra i diversi sistemi sanitari: quelli fondati sulle assicurazioni sono molto più costosi e meno efficaci (USA,Svizzera,Olanda) di quelli universalistici (Italia, Inghilterra Spagna).
c) I circa 300 erogatori di prestazioni sanitarie integrative o sostitutive portano ad adottare lunghe e complesse pratiche burocratiche piuttosto che dedicare tempo da parte degli operatori, medici e infermieri compresi, alle cure e alla relazione con i pazienti
d) Aumentano le diseguaglianze: Possono ottenere forme di sanità integrative coloro che hanno possibilità contrattuali (sono in aziende o luoghi di lavoro di una certa entità, o i professionisti con consistenti entrate), restano fuori i precari, i disoccupati, i lavoratori di piccole aziende: nella sostanza la maggioranza della popolazione che però deve coprire con le proprie imposte le esenzioni fiscali di chi ottiene la ottiene.
PERCHE’ NON RICONQUISTARE UN SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE PUBBLICO E PARTECIPATO, UNIVERSALE E GRATUITO FONDATO SULLA PREVENZIONE E PAGATO DALLA FISCALITA’ GENERALE?
In sintesi ci opponiamo alla sanità integrativa perché:
a) corrompe la pratica della prevenzione proponendo la diffusione di test di screening (diagnosi precoce) di scarsa o nulla efficacia e, talora, di documentata nocività;
b) trascura l’evidenza che sistemi sanitari fondati sulle assicurazioni (USA, Svizzera, Olanda) sono più costosi e meno efficaci di sistemi pubblici universalistici (Italia, Inghilterra Spagna);
c) impone con la proliferazione degli enti assicuratori (oltre 300 ad oggi in Italia) un carico amministrativo per il disbrigo delle pratiche burocratiche che riduce il tempo dedicato dagli operatori sanitari all’ascolto, all’assistenza e alla cura del paziente;
d) crea iniquità reintroducendo, come le vecchie mutue, differenti modalità assistenziali basate sul censo, sull’occupazione, sul ruolo sociale e professionale del paziente e non esclusivamente sulle sue necessità di cura;
e) induce disgregazione sociale subordinando l’accesso al servizio sanitario, che dovrebbe essere garantito come diritto di cittadinanza, al pagamento di un premio ad una assicurazione privata così motivando gli assicurati a non più contribuire con la fiscalità al servizio pubblico e favorendo la nascita di un doppio standard delle prestazioni sanitarie.
Fonte franco.cilenti dal Blog-lavoresalute.org