Merito e valutazione dei docenti: contro il bonus

 

Sempre contro la falsa “buona scuola” di Renzi e Rossi, che subordina la scuola agli interessi delle imprese, che impone la precarietà e la flessibilità come valori assoluti, che divide lavoratori e studenti. Contro i processi di privatizzazione e aziendalizzazione.

Trento -

Sta maturando un’ulteriore accelerazione della deriva della scuola pubblica verso la più malintesa delle culture aziendaliste, che prevede la subordinazione a scalare delle professionalità docenti in ordine alla fedeltà alla catena di comando. Anche in Trentino l’introduzione del premio al “merito”, più comunemente noto come bonus, per soli docenti con contratto a tempo indeterminato, sta giungendo a compimento.

Il meccanismo delineato dall’art. 87 bis introdotto nella L. P. n. 5/2006, allineata con la L.P. n. 10/2016 alla L. n. 107/2015, così detta della buona scuola, non prevede lo specifico coinvolgimento del Comitato di Valutazione a livello di singolo Istituto, divenuto un mostro dopo le modifiche operate con la “buona scuola” che sottopone a valutazione lo specifico professionale docente a soggetti in ovvio conflitto di interesse quali genitori e studenti.

In Trentino le linee guida per l’elargizione del bonus, in arrivo nelle scuole, sono state elaborate dal Comitato Provinciale di Valutazione del sistema scolastico. Parrebbe una buona notizia salvi i fatti che

• la filosofia del bonus resta intatta, un premio circoscritto a pochi intimi, funzionali all’assurdo progettificio senza coerenza cui è avviata la scuola, una sorta di paese dei balocchi;

• per la grande platea dei docenti con contratto a tempo determinato è precluso l’accesso al bonus;

• la libertà di insegnamento, che significa per dettato costituzionale la non ingerenza della politica nella scelta degli strumenti e metodi di insegnamento, è privata di ogni contenuto; in particolare in relazione all’alternanza scuola lavoro e al CLIL elementi ritenuti pregni di “merito”;

• sostanziale è l’insindacabilità dell’operato del dirigente scolastico.

Inoltre, per quanto riguarda il male interpretato interesse di genitori e studenti nella valutazione è previsto il ricorso a questionari di gradimento. Le prove INVALSI, oltre a aver corroso ogni buona didattica, hanno smesso da tempo l’aura di oggettività neutra a disposizione degli insegnanti per diventare uno strumento di condizionamento dell’insegnamento e ora base di attenzione premiale.

Alle colleghe e ai colleghi ricordiamo che non può essere prevista alcuna umiliante procedura di auto candidatura al premio. La posizione espressa dai rappresentanti di CGIL UIL e CISL in alcune assemblee, negli ultimi tempi, che invoca il coinvolgimento dei collegi dei docenti nel processo di ripartizione del bonus, è semplicemente priva di valore. La materia economica non è di competenza dei collegi. A disastro compiuto pretendono di scaricare sui singoli collegi docenti un onere improprio per coprire la loro ritirata.

Tanto più che mentre in tutta Italia durante la prossima primavera verranno rinnovate per la terza volta in tutte le scuole le rappresentanze sindacali unitarie, RSU. In provincia di Trento restano una chimera. Ciò è responsabilità inequivocabile di CGIL UIL e CISL. Questo è l’impegno che noi ricordiamo loro e che tutto il personale delle scuole trentine deve pretendere come primario luogo di democrazia sindacale e di elaborazione degli interessi delle lavoratrici e lavoratori della scuola.

In questo senso chiediamo che tutto il personale docente delle scuole trentino si astenga dal collaborare a ogni azione che possa agevolare la ripartizione di questa elemosina che divide ulteriormente e umilia la categoria. In particolare invitiamo a vigilare che il coinvolgimento dei collegi non avvenga attraverso commissioni di scopo, oltretutto non legittime.

 

Sempre contro la falsa “buona scuola” di Renzi e Rossi, che subordina la scuola agli interessi delle imprese, che impone la precarietà e la flessibilità come valori assoluti, che divide lavoratori e studenti. Contro i processi di privatizzazione e aziendalizzazione.

 

USB Scuola Trentino