2017: per un 8 marzo di lotta
In questo contesto, il taglio dei servizi sociali (asili nido, scuole materne, assistenza agli anziani e ai disabili) e il loro costo esorbitante – inseriti in una cultura dominante che vede ancora affidata essenzialmente alle donne la cura dei figli o dei genitori anziani – rende ancora più difficile l’inserimento delle donne nel mondo del lavoro.
La  donna oggi è schiacciata da una doppia oppressione: quella sul lavoro e  quella domestica. Per questo oggi è necessario che la ricorrenza  dell’otto marzo esca dal rito consumistico in cui è stata relegata per  dire con chiarezza che l’emancipazione della donna passa necessariamente  attraverso la lotta contro lo sfruttamento a partire dai luoghi di  lavoro ma anche contro un sistema sociale che scarica sulla famiglia  oneri e servizi che doverebbero essere forniti dallo stato.
   Per non parlare dei diritti civili che nonostante una legge dello stato  – causa i medici obiettori di coscienza – alle donne è sostanzialmente  impedito di decidere liberamente del proprio corpo e della maternità.
   Infatti in questi ultimi anni alla violenza di genere, sfociata in un  aumento esponenziale del numero dei femminicidi e delle violenze sulle  donne, si aggiunge l’aumento della disoccupazione femminile, la  disparità salariale accompagnata da un attacco senza precedenti allo  stato sociale e ai diritti delle/dei lavoratrici/lavoratori.
   In questo contesto, il taglio dei servizi sociali (asili nido, scuole  materne, assistenza agli anziani e ai disabili) e il loro costo  esorbitante – inseriti in una cultura dominante che vede ancora affidata  essenzialmente alle donne la cura dei figli o dei genitori anziani –  rende ancora più difficile l’inserimento delle donne nel mondo del  lavoro.
   Non è quindi causale se anche nel nostro Trentino oltre 360 lavoratrici  ogni anno sono costrette a licenziarsi in quanto, a causa dei pochi  servizi, il lavoro diventa incompatibile con la cura della famiglia.
   Purtroppo se guardiamo oltre le dichiarazioni di circostanza – che  nella giornata dell’otto marzo si sprecano da parte del governo,  Istituzioni, e personaggi vari – la realtà ci dice, che se non  funzionano i servizi sociali o se il loro costo è troppo alto per essere  sopportato è la donna che viene relegata ad occuparsi in via esclusiva  dei bisogni dei figli e della famiglia.
  La giornata di lotta di domani 8 marzo vuole  anche affermare che la parità di genere passa anche attraverso la lotta  per la riduzione dell’orario che è fondamentale per liberare lavoro da  dedicare alla famiglia, all’assistenza ed ai compiti di cura e di  formazione sia per le donne che per gli uomini.
   Uscire dalla mercificazione capitalista, superare questo sistema  economico basato sullo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, sulle guerre,  sulla politiche di rapina verso i paesi del terzo mondo, sullo  sfruttamento delle lavoratrici/lavoratori immigrati, sulla  precarizzazione generalizzata delle giovani generazioni spogliate ì, in  nome del profitto, del loro futuro e obbligate alla disoccupazione o  lavori in voucher che ti lasciano solo “sopravvivere” a carico dei tuoi  genitori che non tu farà mai arrivare ad una pensione dignitosa.
   Lottare per la difesa dei propri diritti, per la difesa dello stato  sociale, per la difesa dei beni comuni, contro il job act, la buona  scuola, la legge Fornero, contro la precarietà e per una solidarietà di  classe è il modo migliore per festeggiare l’8 marzo.
A  Trento appuntamento in piazza Pasi dalle ore 15,00 con una mostra  fotografica e microfono aperto ed alle 18,00 con un PASSEGGIATA SERALE  per le vie di Trento.
  USB Trentino
 
							     
    
			 
							 
							 
							 
        						 
				 
    
			 
    
			