De Bortoli, Boschi, precarietà e smart Job
La definizione di un reddito minimo e/o di cittadinanza è una misura necessaria per invertire la rotta della crisi, una risposta concreta ed efficace alla povertà ed al dilagare della precarietà perché garantisce uno standard minimo di vita per coloro che non hanno adeguati strumenti di supporto economico, liberandoli da ricatti e soprusi.
I telegiornali e la grande stampa da giorni ci inondano di notizie, spesso finalizzate solo a minimizzare la denuncia contenuta nel libro di Ferruccio De Bortoli sul ruolo svolto dalla ministra Boschi durante la crisi delle 4 banche nel tentativo di salvare il padre dalla bancarotta.
Per restare nel merito delle questioni concrete riteniamo importante che la stampa sveli il lerciume su cui si basa questo sistema di potere chiamato giglio magico – che dovrebbe essere spazzato via da cima a fondo – ma allo stesso tempo mi preme richiamare l’attenzione sul fatto che, mentre si polemizza su questo schifo ormai dilagante, da parte dei mass media c’è un silenzio assordante sul fatto che questo governo si avvia ad approvare nel breve periodo un pesante giro di vite sui lavoratori attraverso la Smart Job, il cosiddetto “lavoro agile”
Mentre si parla dello scandalo Boschi o della moglie di Macron il Governo ha approvato a larga maggioranza (Forza Italia, PD, e tantissimi astenuti che non hanno avuto il coraggio di votare CONTRO) una legge sulla tutela del lavoro autonomo e del “lavoro agile”, quello dei cosiddetti “smart worker”, che vanno da coloro che spostano merci nella grande distribuzione ai traduttori e che dovrebbe sostituire in parte i famigerati vaucher introducendo una delle forme più orrende di sfruttamento che poi sono le nuove forme di schiavitù del terzo millennio che va sotto il nome di “lavoro autonomo con unico committente. É la versione peggiorativa del jos act in quanto non esiste nessuna forma di sicurezza per il lavoratore, tutto viene deciso con accordo diretto fra lui ed il padrone, senza tutele sindacale.
Non serve essere laureati per capire che fra il datore di lavoro che offre un lavoro e il lavoratore che non sa come pagare l’ultima bolletta della luce il potere contrattuale è dalla parte del padrone. Sarà lui a determinare le condizioni salariale e normative a cui il lavoratore dovrà sottostare.
Purtroppo abbiamo un governo che su indicazione della troika europea sta smantellando gli ultimi diritti rimasti nel mondo del lavoro, privatizza pezzi dello stato sociale, detassa le imprese a aumenta le tariffe dei servizi, e lo fa contando sulla passività dei confederali (troppo impegnati a costituire fondi integrativi e enti bilaterali, dove piazzare sindacalisti più o meno trombati nei consigli di amministrazioni) i quali con il loro silenzio ne sono servi e complici.
Contro questa Europa dell’austerità che negli ultimi dieci anni è stata capace solo di aumentare la disoccupazione, accrescere precarietà e povertà (in Italia 8 milioni di persone sono sotto la soglia di povertà assoluta) mentre le diseguaglianze sono cresciute a dismisura oltre che essere diventate sempre più insopportabili.
Più la povertà aumenta, più le diseguaglianze si ampliano, più le mafie si rafforzano, la corruzione aumenta e la democrazia è in pericolo perché rischia di essere travolta dall’aumento delle destre xenofobe e razziste.
La definizione di un reddito minimo e/o di cittadinanza è una misura necessaria per invertire la rotta della crisi, una risposta concreta ed efficace alla povertà ed al dilagare della precarietà perché garantisce uno standard minimo di vita per coloro che non hanno adeguati strumenti di supporto economico, liberandoli da ricatti e soprusi.
È una misura prevista già da tutti i paesi europei, con l’esclusione di Italia, Grecia e Bulgaria.
Per questo penso che tutto questo discutere del libro di De Bortoli rischia di trasformarsi in uno strumento di distrazione di massa atto a nascondere lo smantellamento dei diritti e dello stato sociale.
Ezio Casagranda