Festival economia: In piazza la protesta
Oggi la nostra protesta non ha risparmiato il presidente del consiglio Renzi il quale, come Monti con “Salva Italia” e Letta con il “decreto del fare” oggi ci ha benevolmente illustrato il suo “sblocca Italia” l’ennesima favola per creduloni che come le precedenti servono per nascondere l’assenza di qualsiasi politica alternativa a quella imposta dalla troika, dalle politiche del fiscal compact e del pareggio di bilancio.
Questa mattina i sindacati di base USB, SBM e SLAI COBAS di Trento hanno organizzato un’assemblea pubblica davanti a sociologia di Trento ed a seguire un corteo lungo le vie della città per coinvolgere la cittadinanza sui motivi e le ragioni della protesta contro le politiche rappresentate da Marchionne ed oggi fatte proprie anche dal governo Renzi con la sua proposta di Job Acts
Marchionne ha rappresentato e rappresenta una politica industriale fondata sulla compressione dei diritti sindacali e sociali del e nel lavoro, anziché puntare sull’innovazione di processo e di prodotto.
Del famoso “fabbrica Italia” che prometteva occupazione e sviluppo nel settore auto in cambio della cancellazione di diritti fondamentali come il diritto di sciopero o la rinuncia alle pause di lavoro, oggi non rimangono che macerie. Quattro fabbriche chiuse, massiccio ricorso alla cassa integrazione, delocalizzazioni produttive, spostamento a Detroit della tecnologia Fiat e spostamento della proprietà nei paesi fiscali.
Una scelta che ha impoverito il paese dopo aver ricevuto centinaia di milioni di euro di contributi a fondo perduto senza contare i costi sociali della cassa integrazione, della mobilità lunga e dei licenziamenti. Non solo, ha cancellato il CCNL, sostituito con un contratto aziendale, marginalizzato i sindacati conflittuali e, come a Nola, istituito i “reparti confino” per i delegati più combattivi e che non accettavano le scelte del manager italo americano.
Oggi, questo “macellaio dei diritti” viene a raccontarci la nuova favole del rilancio dell’Alfa Romeo presentando con la stessa boria del “fabbrica italia” un nuovo piano di investimenti – sonoramente bocciato dalla Borsa con un -12,7% del valore delle azioni Fiat – ma stranamente credibile solo per la stampa, questa classe politica e quanti sono accorsi al teatro sociale di Trento per ascoltare il mentitore del terzo millennio.
Oggi la nostra protesta non ha risparmiato il presidente del consiglio Renzi il quale, come Monti con “Salva Italia” e Letta con il “decreto del fare” oggi ci ha benevolmente illustrato il suo “sblocca Italia” l’ennesima favola per creduloni che come le precedenti servono per nascondere l’assenza di qualsiasi politica alternativa a quella imposta dalla troika, dalle politiche del fiscal compact e del pareggio di bilancio.
Marchionne e Renzi due facce della stessa politica di espropriazione dei diritti del lavoro con il ricatto occupazionale il primo e dei diritti sociali con la privatizzazione dello stato sociale il secondo.
Contro questa politica di austerità che foraggia banche e speculazione finanziaria e distrugge lavoro, ambiente e diritti abbiamo voluto portare in piazza una proposta alternativa, la nostra determinazione a rifiutare ogni omologazione sociale, per denunciare l’arroganza di una casta politica tutta tesa a difendere i suoi privilegi e di una casta manageriale che anche quando fallisce, come nel caso del “fabbrica Italia” o di Alitalia non è mai chiamata a rispondere delle suoi errori.
Abbiamo voluto portare in piazza non solo la rabbia dei giovani che non trovano lavoro, la disperazione di quanti perdono il lavoro ma anche una proposta che sappia combattere le precarizzazione sociale attraverso l’introduzione di un salario minimo e di un reddito di cittadinanza.
Abbiamo voluto denunciare anche il modo con cui la politica provinciale svilisce la nostra autonomia esponendola agli attacchi del governo e le promesse di un Renzi che più che uomo di governo si è dimostrato un fidato esecutore delle politiche assunte nei salotti dei poteri forti della finanza e dei poteri forti non sono per niente rassicuranti.
Con questa iniziativa i tre sindacati di base hanno dimostrato che già oggi è possibile una diversa politica economica ed esiste la possibilità di costruire un nuovo modello sociale fondato sulla dignità del lavoro, sulla democrazia partecipata e su uno stato sociale pubblico ed universale.