Istat, occupazione, reddito e diritto di sciopero
È questa la logica perversa introdotta dall’accordo Expo 2015 e fatta propria anche dalla riforma della “buona scuola” con i tirocini della scuola-lavoro che induce nel giovane la convinzione che il lavoro gratuito sia un passaggio necessario per arrivare ad una posizione di lavoro retribuito e magari anche contrattualizzato.
Oggi l’Istat ha dato i numeri sui livelli occupazionali e subito si sono iniziate le diverse, e opposte, interpretazioni dei dati di questo istituto in caduta libera in termini di chiarezza, trasparenza dei dati.
La discussione se l’aumento dei precari, dei tempi parziali, dei giovani – cosiddetti Neet – che rinunciano alla ricerca di un lavoro o se come dice il governo i dati dimostrano che il jobs act funziona e crea occupazione non mi appassiona in quanto il dato reale non può essere nascosto da qualche trucco con i numeri per dimostrare una realtà che non esiste e che si chiama aumento dell’occupazione.
Quello che mi preme evidenziare nella realtà che il governo vuole nascondere dietro i dati Istat è la qualità dell’occupazione e del lavoro .
Non solo quindi la precarietà vista come la mancanza del contratto a tempo indeterminato e il continuo ricatto che si cela dietro un contratto a termine, interinale o a chiamata ma anche quanto salario viene erogato per il lavoro prestato.
Purtroppo la realtà ci dice che la nuova frontiera del lavoro si chiama lavoro a cottimo e lavoro gratuito e gli esempi di moltiplicano, dai lavoratori della Fedora e dei call center a quello dell’Expo di Milano. Un accordo siglato dalla triplice di CgilCislUil che per la prima volta sottoscrivono un’intesa che sostituisce il rapporto di lavoro contrattualizzato con una prestazione lavorativa non remunerata, gratuita nella speranza – spesso vana – che questo lavoro gratuito porti alla realizzazione del miraggio chiamato lavoro a tempo indeterminato.
È questa la logica perversa introdotta dall’accordo Expo 2015 e fatta propria anche dalla riforma della “buona scuola” con i tirocini della scuola-lavoro che induce nel giovane la convinzione che il lavoro gratuito sia un passaggio necessario per arrivare ad una posizione di lavoro retribuito e magari anche contrattualizzato.
Insomma, prima ti convincono che è normale fare gli stage, i tirocini, il lavoro gratuito e poi ti accontenti di un lavoro a termine ti sembra un sogno. Una realtà che, se non si introducono forme di salario e di reddito minimo per disoccupati, sottoccupati, precari e inoccupati, sarà destinata a peggiorare ancora arrivando a forme di sfruttamento sempre più simile alle nuove forme di schiavitù.
Ecco su questo problema di un lavoro sempre più precario nella sua durata, ma nello stesso tempo anche sempre più povero, il sindacato confederale ha rinunciato al suo ruolo contrattuale di tutela dei salari dei lavoratori, per rivendicare un reddito universale minimo per tutti come condizione per sottrarre i giovani dalla morsa (ricatto) di un lavoro povero, precario e senza futuro.
Oggi questo attacco avviene anche sul fronte dello sciopero ed è infatti partita la nuova crociata CONTRO il DIRITTO di SCIOPERO ricorrendo ad un autentico linciaggio mediatico sugli scioperi nei trasporti regolarmente indetti.
I lavoratori dei trasporti sono non solo sottoposti al linciaggio mediatico ma additati come i responsabili di un dissesto del quale, al pari dei cittadini, sono invece vittime ,
Le responsabilità del Governo, che procede con le privatizzazioni come ha fatto ieri l’ATAC di Roma, sono enormi: mancati investimenti, mancata manutenzione dei mezzi e delle strade e accordi sindacali che hanno intensificato i tempi di guida determinando cosi’ il peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro
Per questo il governo punta ad una rappresentanza sindacale a suo uso e consumo, con sindacati complici delle decisioni governative e disposte sottoscrivere intese contrattuali a perdere come quelle che hanno sancito l’aumento della settimana lavorativa o barattato aumenti contrattuali con bonus e welfare aziendale.
Su questo terreno si misura la capacità dei sindacati di base ed in particolare di USB di contrastare questo ennesimo tentativo di trasformare i lavoratori in carne da macello.
p. USB Trentino
Ezio Casagranda