Mak Costruzioni: la lotta non si fermerà
Incapace e non abituata al confronto e visto che i lavoratori non intendevano recedere sulla difesa dei loro diritti l’azienda ha deciso il licenziamento dei lavoratori per motivi disciplinari dopo aver usato lo strumento delle contestazione disciplinari in modo strumentale e pretestuoso.
Oggi  al Tribunale di Trento si è svolta l’udienza che ha portato a  compimento un percorso di conciliazione nella vertenza insorta fra la  Mak Costruzioni e quattro lavoratori che si sono rifiutati di accettare  la cancellazione dei loro diritti e della loro professionalità in nome  della crisi e del ricatto occupazionale.
   Una lunga vertenza che ha visto un presidio di protesta a fine ottobre e  una trattativa movimentata a gennaio per chiedere alla direzione Mak di  smetterla con le discriminazioni nei confronti dei 4 lavoratori. In  quella trattativa, per la prima volta nella storia sindacale Trentina,  con scopo intimidatorio si è presentata la celere in tenuta  antisommossa. Una cosa inaudita e vergognosa da noi prontamente  denunciata come segno di una volontà repressiva di ogni forma di  dissenso anche se si tratta di semplice iniziativa sindacale garantita  dalla Costituzione.
   Incapace e non abituata al confronto e visto che i lavoratori non  intendevano recedere sulla difesa dei loro diritti l’azienda ha deciso  il licenziamento dei lavoratori per motivi disciplinari dopo aver usato  lo strumento delle contestazione disciplinari in modo strumentale e  pretestuoso.
   L’azienda ha messo in campo un vero e proprio accanimento disciplinare  tanto da portarla ad erogare fino a 7 contestazioni disciplinari in un  solo giorno.
   Purtroppo in questa vicenda dobbiamo denunciare anche la complicità dei  tre sindacati confederali che nel novembre scorso hanno organizzato,  assieme alla direzione Mak, un’assemblea dei lavoratori – escludendo a  priori – i 4 lavoratori contro i quali, nell’assemblea si sono usate  parole offensive arrivando a definirli “cammelli” e quindi orchestrando  il loro isolamento in azienda puntando sulla ricattabilità dei  lavoratori dei quali molti erano a termine.
   L’altro giorno la stampa locale scriveva che la MAK Costruzioni è una  ditta edile trentina “di successo”, attiva dal 2004, con numerose  committenze da parte degli enti pubblici provinciali: ospedali, scuole,  case dell’ITEA (l’ente provinciale per l’edilizia popolare).
   Ma quale sia la formula del successo della MAK costruzioni viene  descritta in una lettera anonima arrivata in sede sindacale – che  abbiamo prontamente girato agli organi ispettivi per i dovuti  accertamenti – dove si descrivono condizioni lavorative presenti sui  cantieri simili agli “anni ’30 in America” e si affermava che “è infatti  noto nell’ambiente delle costruzioni che MAK Costruzioni fa un uso  indiscriminato del cottimismo e del caporalato con subappalti e a  condizioni feroci per poter far fronte ai prezzi degli appalti che ha  rilevato a condizioni antieconomiche…”.
   Proprio all’interno di questa logica ai quattro lavoratori ex-Adige  Bitumi (una ditta assorbita dalla MAK) l’azienda voleva ridimensionare  lo stipendio e la qualifica.
   Di fronte alla loro opposizione a vedersi tagliati retribuzioni e  status, l’azienda ha iniziato una serie di rappresaglie sul posto di  lavoro: avviso del turno di lavoro tramite sms il giorno prima, ma  soprattutto esclusione dei quattro dal furgone aziendale che porta i  dipendenti in cantiere, provvedimenti disciplinari con accuse  fantasiose, ecc.
   Oggi i lavoratori, dopo il licenziamento, si sono visti riconoscere una  somma di 80 mila euro netti a titolo di risarcimento per i danni subiti  per discriminazione da parte di una direzione miope ed arrogante.
   Questo risultato, che noi giudichiamo un compromesso positivo, è stato  possibile grazie alla solidarietà di altri lavoratori, di cittadini che  davanti all’arroganza della MAK hanno deciso di solidarizzare con questi  lavoratori che, con una determinazione invidiabile, hanno saputo tenere  testa ad una grande azienda e non piegare la testa davanti ai ricatti,  vessazioni e discriminazioni di ogni sorta messa in atto da questa  azienda.
   Anche oggi fuori dal tribunale un gruppo di solidali hanno voluto  essere presenti per ribadire che questi lavoratori non sono e non  saranno mai soli, come non lo sono stati in questi mesi in cui hanno  scelto di non piegare la testa e lottare.
   Una lotta, quella dei 4 lavoratori, esemplare che ha dimostrato che la  lotta alla fine paga sempre e che la dignità non ha prezzo, per il resto  ci sono la Mak ed i confederali.
  Ezio Casagranda
  USB Trentino
 
							     
    
			 
							 
							 
							 
        						 
				 
    
			 
    
			