Marangoni e l'oppio confederale

Una firma fondata sul monopolio della rappresentanza in quanto nessuna consultazione preventiva con i lavoratori, nessun mandato da parte dei lavoratori ha preceduto quella firma.

Rovereto -

Ieri, si sono svolte le assemblee sindacali convocate dai sindacati complici per illustrare l’accordo sulla cassa integrazione e sugli esuberi siglato in fretta la vigilia di ferragosto.
Una firma fondata sul monopolio della rappresentanza in quanto nessuna consultazione preventiva con i lavoratori, nessun mandato da parte dei lavoratori ha preceduto quella firma.
Come USB lavoro privato siamo stati davanti ai cancelli della fabbrica distribuendo volantini che oltre a dare un giudizio negativo dell’accordo invitava i lavoratori ad alzare la testa ed uscire dal limbo della rassegnazione e superare le loro paure per riprendere l’iniziativa e la lotta per difendere lavoro e dignità.
Se l’accordo è stato una forzatura delle minime regole di democrazia fatta dalle confederazioni, le gestione delle assemblee non è stata da meno in quanto è stato impedito l’accesso al rappresentante esterno ed ai due candidati dei Cobas.
Possiamo dire che questo autoritarismo, gestito in combutta con la direzione, ha silenziato la stessa assemblea intossicandola con forti allusioni ai ricatti psicologici di Marangoni e quindi impedendo una libera discussione fra posizioni diverse.
Un silenzio che solo l’arroganza mista a presunzione di qualche sindacalista può far apparire come consenso alle scelte della triplice.
Noi riteniamo che sia necessario rilanciare la battaglia per imporre a Marangoni un contratto di solidarietà, unico strumento, oggi, di garantire l’occupazione, il lavoro e le prospettive di una fabbrica fortemente foraggiata dall’ente pubblico.
Alle dichiarazioni strumentali di Cerutti di “ricompattare il fronte con tutte le organizzazioni sindacali” rispondiamo che eventualmente questa scelta andava fatta prima e non dopo la firma dell’accordo. Infatti, oggi i tre confederali cercano, ognuno con le sue sparate, di buttare fumo negli occhi per evitare che lavoratori diventino i veri protagonisti del loro futuro, senza deleghe in bianco, e quindi capaci di rilanciare la lotta per un contratto di solidarietà e quindi evitare i licenziamenti e le discriminazioni messe in atto dalla Direzione Marangoni.
Quelle discriminazioni, meglio sarebbe chiamarle epurazioni, che sono state possibili solo grazie all’accordo sindacale siglato in tutta fretta dai sindacati confederali.
Per questi motivi, nessun accordo è possibile con quanti sono responsabili di questa macelleria operaia che si è consumata dentro due accordi imposti con il ricatto occupazionale sotto la regia dell’assessore Olivi.
Ai lavoratori rivolgiamo un forte appello a superare rassegnazione e paura perché, come recitava un cartello esposto ieri fuori dai cancelli “il Padrone ci appare grande finché noi restiamo in ginocchio. Solleviamoci”
Ecco noi partiamo da qui.