Rinnovo CCNL Commercio: si continua a rincorrere anziché risolvere la criticità salariale dei lavoratori e delle lavoratrici.
Dopo ben 4 anni di attesa, la scorsa settimana Confcommercio-Imprese per l’Italia da una parte e la triade Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltucs-Uil dall’altra hanno sottoscritto l'accordo di rinnovo del CCNL Terziario, Distribuzione e Servizi.
L’accordo interessa una grossa fetta dei lavoratori e delle lavoratrici italiani, ben 3 milioni, ed avrà validità a partire dal 1° aprile 2024 fino al 31 marzo 2027 con un incremento tabellare sul livello medio contrattuale (il IV livello) di 240 euro, di cui 30 euro sono stati già riconosciuti con il Protocollo straordinario del dicembre 2022. Inoltre, sempre per quanto riguarda la parte economica, è stata prevista l’erogazione in due tranches uguali di un importo forfettario a titolo di Una Tantum a risarcimento della vacanza contrattuale pari a complessivi 350 euro nei mesi di luglio 2024 e luglio 2025 (175€ per rata).
Questo rinnovo lascia spazio a perplessità; innanzitutto si tratta di un rinnovo siglato dopo 4 anni dalla scadenza del contratto (2019), anni peraltro caratterizzati da eventi di enorme rilevanza sia socio-economica che politica (a partire dall’emergenza sanitaria Covid per arrivare alle guerre in Ucraina e in Palestina) e in cui la situazione economica dei lavoratori e delle lavoratrici si è irrimediabilmente aggravata, con una perdita di potere d’acquisto di una mensilità in un anno di retribuzione. In questo scenario desolante l’unico intervento a favore dei dipendenti del settore è stato costituito dalla firma del Protocollo straordinario del 2022, il quale sanciva un primo aumento contrattuale del tutto irrisorio ammontante a 30 euro lordi (che peraltro verrà assorbito dai 240 euro medi di incremento tabellare previsti dall’ultimo testo).
Ulteriore motivo di dubbi circa l’effettiva riuscita della trattativa risulta dal fatto che l’accordo preveda un’erogazione delle tranches di aumento retributivo molto dilazionata nel tempo: i 240 euro verranno pagati in ben 6 rate distribuite in 4 anni, per una media – facilmente calcolabile – di circa 40 euro lordi annui di aumento. Si tratta dunque di cifre del tutto insufficienti, se non addirittura ridicole, per far fronte alla situazione economica attuale, in cui lo scenario per il futuro risulta ancora più instabile.
Come USB crediamo che, a fronte dell’aumento vertiginoso del costo della vita, di un’inflazione galoppante e dell’insostenibilità di bollette e mutui, che stanno progressivamente svuotando il potere di acquisto dei lavoratori e delle lavoratrici, la risposta non possa e non debba ridursi ad un semplice “aumento-mancetta” spacciato per la soluzione al problema strutturale di bassi salari di cui soffre il settore, il quale necessiterebbe invece di un intervento concreto e immediato di aumento tabellare, capace di ristabilire dignità ed equità salariali per i suoi lavoratori e le sue lavoratrici.
USB Lavoro Privato - Settore Commercio del Trentino