Varna come Egna: No alla disdetta degli accordi
Questo la sintesi di due ore di confronto dove si è anche discusso delle iniziative per far recedere la Sad dalle sue posizioni oltranziste che penalizzano, inutilmente, i lavoratori in nome di una gara di appalto che – se tutto va bene – si terrà a dicembre 2018.
Ieri  a Verna i lavoratori hanno ribadito che la proposta aziendale del 18  agosto scorso non è accettabile e che si deve mantenere l’accordo del  1988 e quindi la SAD deve ritirare la disdetta di tutti gli accordi di  secondo livello.
   Questo la sintesi di due ore di confronto dove si è anche discusso  delle iniziative per far recedere la Sad dalle sue posizioni oltranziste  che penalizzano, inutilmente, i lavoratori in nome di una gara di  appalto che – se tutto va bene – si terrà a dicembre 2018.
   Naturalmente non sono mancati i tentativi, più o meno mascherati, di  presentare la proposta Sad come una proposta su cui discutere ma anche a  Varna, come nelle altre assemblee i lavoratori sono stati chiari.  L’accordo del 1988 e seguenti vanno difesi con tutti gli strumenti a  disposizione chiedendo che su questo punto ci sia unità e trasparenza da  parte della Organizzazioni sindacali.
   Come USB abbiamo detto chiaramente, e lo abbiamo scritto alla Sad, che  non intendiamo sottoscrive quell’intesa. Purtroppo la stessa chiarezza e  trasparenza non è arrivata dagli altri sindacati e ritengo che non si  può essere uniti se non si è chiari sulle scelte e sugli obiettivi.
   Dalla discussione fatta nelle assemblee è emerso con estrema chiarezza  che la dirigenza Sad non persegue la ricerca della “competitività”, ma  la riduzione dei diritti e del salario dei lavoratori per operazioni che  non sono per niente chiare e trasparenti.
   Un sacrificio precisiamo che, viste le clausole sociali, sarà inutile  per la gara di appalto ma servirà per una campagna generalizzata della  riduzione dei salari e dei diritti conquistati in anni e anni di lotte,  scioperi, e mobilitazioni dei lavoratori e delle lavoratrici.
   Per questo riteniamo che la scelta della Sad di disdire gli accordi  risponde non ad esigenze dettate dalla gara di appalto ma da una  posizione IDEOLOGICA che, almeno stando alle lettera inviata – solo ad  alcune sigle sindacali – sul tema della rappresentanza sindacale  unitaria dei lavoratori (RSU), sembra anche condivisa dall’Associazione  industriali di Bolzano.
   Stranamente da questa comunicazione sono restate escluse USB lavoro  Privato e Orsa Ferrovie che hanno sottoscritto accordi ed hanno una  consistente rappresentanza di iscritti in SAD.
   Naturalmente questa presa di posizione degli industriali altoatesini  (sempre pronti a mungere mamma provincia per avere contributi e  agevolazioni) conferma l’impianto ideologico che si vuole imporre alla  vertenza Sad.
   Contro questa logica della SAD non serve il mugugno o il lamento  individuale. Serve lottare uniti per riprendersi la propria dignità,  calpestata dalla dirigenza Sad che vuole aumentare il nastro orario a 15  ore, ridurre i tempi accessori, propone orari anche fino a 50 ore  settimanali, scarica sulla provincia i costi per dei pochi euro erogati  come premio dalla 13ma alla 15ma ora di nastro lavorativo. Insomma  l’accordo contiene solo clausole di salvaguardia per la sola azienda e  obbliga il sindacato a farsi portatore degli interessi aziendali nei  confronti della Provincia di Bolzano, modificando così la natura del  sindacato, trasformandolo da arma di conflitto per i lavoratori in mero  ambasciatore degli affari dei padronai.
  Lottare contro l’arroganza e contro i ricatti è legittimo oltre che necessario
USB Trentino Alto Adige
  Ezio Casagranda
 
							     
    
			 
							 
							 
							 
        						 
				 
    
			 
    
			