Appalti Pulizie: i nuovi Ponzio Pilato
Si chiama irresponsabile indifferenza verso le sofferenze psicologiche, famigliari a cui molte, troppe lavoratici oggi sono costrette a subire a causa del menefreghismo della politica e di quanti avrebbero il compito di vigilare su come il lavoro viene svolto all’interno della loro sede operativa o dei loro uffici.
In questo ultimo periodo sono sono salite all’onore della cronaca alcune vicende riguardanti il settore del pulimento (Manutencoop e Miorelli Service) ed in particolare le condizioni in sono costrette a lavorare in mezzo a vessazioni, dimensionamento, cambi orario, trasferimenti immotivati, discriminazioni, ecc. le lavoratici del settore.
Queste situazione che sono sempre più frequenti nel mondo degli appalti non sono solo il frutto avvelenato della distruzione dei diritti nel modo del lavoro (vedi jobs act, precarietà, ecc) ma anche il frutto delle stazioni appaltanti le quali oltre al lavoro hanno appaltato anche la loro responsabilità politica, etica e anche morale frutto di una politica di austerità a senso unico.
Quello delle pulizie è chiamato il mondo delle invisibili in quanto non solo il loro lavoro avviene ad uffici chiusi ma sono invisibili anche i loro diritti.
Infatti se si mettono in fila le situazioni che in questi giorni hanno bucato la stampa, se a prima vista sembrano separate, se analizzate a fondo si capisce che queste vicende hanno in comune una irresponsabile compiacenza delle stazioni appaltanti e l’uso della via legale per intimorire la lavoratrice.
Infatti, nonostante le denunce di violazioni contrattuali, richieste di intervento per ripristinare diritti violati il comportamento della stazione appaltante dei Vigili del fuoco è stata, e continua ad essere, anche davanti a precise denunce, quella del muro di gomma. Se va bene ti ascolta ma poi non muove foglia per porre fine a queste velate violazioni dei diritti dei lavoratori.
Questo si chiama irresponsabilità politica, etica e morale oltre che inaccettabile.
Sono i nuovi Ponzio Pilato del terzo millennio.
Si chiama irresponsabile indifferenza verso le sofferenze psicologiche, famigliari a cui molte, troppe lavoratici oggi sono costrette a subire a causa del menefreghismo della politica e di quanti avrebbero il compito di vigilare su come il lavoro viene svolto all’interno della loro sede operativa o dei loro uffici.
In queste vicende le lavoratrici hanno visto negati diritti fondamentali come quello di avere un contratto scritto per intero, non in bianco, al momento dell’assunzione, il mantenimento delle fasce orarie per le lavoratrici a tempo parziale, il rispetto e la libertà di far rispettare i contratti e di iscriversi al sindacato di cui si fidano.
Ma se siamo arrivati a questa situazione una grande responsabilità è anche della confederazioni sindacali che sugli appalti non hanno subito la logica delle imprese e della competitività limitandosi alla registrazione della volontà delle stazioni appaltanti da una parte e datoriali dall’altra.
Ed è in questa difficile situazione che con coraggio molte lavoratrici si organizzano per far rispettare non solo diritti fondamentali ma la loro dignità di lavoratori e lavoratrici e per chiedere che eventuali risparmi devono essere fatti in altri ambiti e non sul costo del lavoro.
Non è più accettabile che i lavoratori da parte delle amministrazioni pubbliche o para pubbliche usino i lavoratori come limoni da spremere per risanare i loro bilanci.
Altri devono esser ei tagli. Dagli sprechi alle consulenze inutili.
Purtroppo questo mondo rimane nascosto ai cittadini e solo grazie al coraggio di alcune lavoratrici in questi giorni è riuscito a diventare notizia, peraltro solo da parte di qualche giornale mentre in troppi hanno girato la testa dall’altra parte.
Queste realtà sono la dimostrazione reale che lo strumento dell’appalto non è usato per una migliore organizzazione del lavoro (come vorrebbero farci credere qualche economista nostrano) o la qualità del servizio ma come strumento per comprimere i costi da una parte e per appaltare ( leggi insabbiare) le proprie responsabilità di quanto non vogliono assumersi le responsabilità che gli competono.
Ma non solo fanno emergere anche la contraddizione di quelle stazioni appaltanti che concepiscono la responsabilità in solido solo come responsabilità verso il mancato pagamento delle retribuzioni e non anche sulla parte normativa e sulle condizioni reali in cui sono costrette a lavorare gli addetti alle pulizie.
Orari a tempo parziale spezzettati, continui cambiamenti di orario e di cantiere, mancato rispetto delle norme e dei dispositivi per la sicurezza sono – purtroppo- la regola su cui viene organizzato il settore del pulimento.
Per questo ritengo che in questo settore la responsabilità della politica sia enorme in quanto senza un intervento radicale sui capitolati di appalto avranno la responsabilità morale di condannare delle lavoratrici a condizioni di lavoro senza diritti e quindi ad una precarietà permanete che i padroni usano come una clava per imporre il loro dominio sui lavoratori.
p. USB Trentino – Ezio Casagranda