Articolo 18 e la rottamazione di Renzi
Per questo necessita che i sindacati di base proclamino lo sciopero generale per cacciare questo governo che in pochi mesi ha dimostrato di rispondere, meglio che la destra, ai diktat della troika e della forze economiche reazionarie oggi ben rappresentate dalla banca americana JP Morgan.
Dopo aver cancellato il Senato Renzi si appresta a cancellare lo Statuto dei lavoratori, o meglio come usa twittare le regole del mercato del lavoro vanno modernizzate. Come se la libertà di licenziare non ci riportasse nel secolo scorso a prima degli anni 70.
Temo che l'unica rottamazione riuscita del renzismo sia quello di cambiare il senso delle parole della lingua italiana quando si chiama riforme lo stravolgimento dei fondamenti costituzionali o quanto si chiama modernità l'introduzione di vecchie forme di sfruttamento e di lavoro servile malpagato e ricattato.
Renzi parla di riforme per rilanciare l'occupazione ma nei fatti precarizza ulteriormente il lavoro fino ad arrivare (con il consenso di Cgil Cisl, Uil e Ugl) ad introdurre, come nel caso dell'Expo di Milano, il lavoro gratuito per migliaia di giovani. E questo mentre nell'indifferenza del governo la disoccupazione giovanile è salita al 43%, le aziende chiudono e molti lavoratori non percepiscono da mesi la dovuta retribuzione.
Ed ora si prepara a rottamare i diritti nel mondo del lavoro. La dove non ci sono riusciti Berlusconi e Monti rischia di riuscirci Renzi anche perchè i sindacati complici sono ormai in condizioni catatoniche e non sembrano in condizioni di reagire.
Il Jobs Act, che inizierà il suo iter parlamentare questa settimana ha il preciso obiettivo di cancellare l'articolo 18 nella sua parte che riguarda il reintegro del lavoratore ingiustamente licenziato per sostituirlo con un risarcimento economico.
Ma come dimostra la vicenda della SAE di Trento l'articolo 18 tutela il lavoro e la dignità del lavoratore a differenza del risarcimento economico che trasforma il lavoratore in merce usa e getta.
“La riforma del lavoro è lo snodo centrale dell'azione di governo” dichiara Padoan a Cernobbio, facendo da sponda alle dichiarazioni renziane sul “grasso che cola” nel pubblico impiego. Se in Italia c'è grasso che cola questo non sta nel pubblico impiego ma in quel 10% di italiani che detengono il 50% della ricchezza quella ricchezza che Renzi, Cottarelli e vari ministri si guardano bene dal tassare.
Mettere una patrimoniale dell'1% su queste ricchezze porterebbe nelle casse dello stato oltre 60 miliardi di euro ma il rottamatore dei diritti e della Costituzione preferisce umiliare il lavoro, raschiare ancora nelle tasche degli italiani attraverso nuove tasse, balzelli e accise piuttosto che inimicarsi questi poteri forti che sono i suoi sponsor.
Ormai e' evidente a tutti che maggiore precarietà e riduzione dei diritti non creerà nessun posto di lavoro – eventualmente aumenterà la sostituzione dei vecchi con i giovani – ma la riforma del mercato del lavoro con la cancellazione articolo 18 è assunta dalla troika come un totem ideologico da abbattere a cui renzi deve sottostare.
Questo governo, dopo che ha speso il suo tempo per riformare la Costituzione – su suggerimento della banca JP Morgan – anziché impegnarsi nelle scelte per rilanciare l'economia, i salari e l'occupazione, oggi, su ordine della troika, si appresta a cancellare l'articolo 18 anziché darsi un programma di spesa per rilanciare investimenti nella ricerca, nell'innovazione e in una grande opera di ripristino e riassestamento del territorio creando così nuova occupazione sviluppo e benessere.
Per questo necessita che i sindacati di base proclamino lo sciopero generale per cacciare questo governo che in pochi mesi ha dimostrato di rispondere, meglio che la destra, ai diktat della troika e della forze economiche reazionarie oggi ben rappresentate dalla banca americana JP Morgan.
Solo mettendo in campo la forza dei lavoratori sarà possibile evitare che il disegno della P2 di Licio Gelli si concretizzi nella sua tragica realtà di cancellazione dei diritti e della democrazia così come uscita dalla resistenza.