iniziativa pubblica Lona, 29 novembre 2024: “Perfido porfido”.

Il giorno venerdì 29 novembre 2024, presso il Teatro comunale di Lona (ore 20.30) si terrà un incontro pubblico dedicato ad un confronto con la comunità di Lona-Lases sul tema della presenza della criminalità organizzata di stampo ‘ndranghetista, confermata già da due sentenze della Suprema Corte di Cassazione. Una presenza portata alla luce dall’indagine “Perfido” condotta dai Carabinieri del ROS dalla quale è scaturito l’omonimo processo. Nonostante la maniera perlomeno discutibile con la quale le vicende processuali sono state condotte da parte della Procura e del Tribunale di Trento, come ha argomentato l’avv. Bonifacio Giudiceandrea nella conferenza stampa indetta a Trento dal CLP lo scorso 28 ottobre, ha portato ad una serie di condanne in primo e secondo grado, con tre imputati definitivamente condannati per “associazione a delinquere di stampo mafioso”.

Trento -

La Federazione USB del Trentino aderisce all'iniziariva indetta dal Coordinamento Lavoro Profido (CLP) che si terrà il prossimo 29 novembre alle ore 20.30 presso il Teatro comunale di Lona.  Riportiamo di seguito il comunicato integrale del CLP (Coordinamento Lavoro Porfido), con il quale convoca l'iniziativa. 

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Associazione mafiosainsediata in forma di “Locale” nei comuni di Albiano e Lona-Lases e la quale risulta aver pesantemente condizionato la vita democratica di quest’ultimo comune, con un sindaco accusato di voto di scambio politico-mafioso.

Non meno grave comunque anche il coinvolgimento di alcuni Carabinieri della stazione di Albiano, con l’ex comandante per il quale è stato chiesto il rinvio a giudizio con l’aggravante prevista ai commi da 1 a 6 dell’art. 416 bis. Questo per avere tenuto atteggiamenti che hanno incrementato << sul territorio la percezione della posizione di “forza” e di “potenza” degli imprenditori calabresi e macedoni operanti in forma criminosa associata con metodo mafioso nell’estrazione e lavorazione del porfido, anche per la diffusa percezione della “protezione” loro accordata dai carabinieri locali e dunque aggravando l’effetto intimidatorio esercitato dagli associati, in Lona-Lases e Albiano quantomeno dal 2.12.2014 al 15.10.2020>>.

Occorre aggiungere che noti esponenti dell’elites imprenditoriale locale si sono interfacciati regolarmente con gli imprenditori calabresi e macedoni di cui sopra. Si fa presente, inoltre, come nella vicenda relativa al sequestro e pestaggio di un lavoratore immigrato avvenuto il 2 dicembre di 10 anni fa, fosse coinvolto un noto imprenditore di Albiano che si interfacciava tra gli esecutori (condannati in via definitiva) e il comandante la stazione Carabinieri di Albiano. Questo, dopo che lo stesso era rimasto in contatto con uno dei tre esecutori del pestaggio (poi imputato anche in “Perfido”) durante tutte le fasi dello stesso. Nonostante ciò e malgrado la richiesta del PM di procedere al suo interrogatorio, la sua versione di quei fatti non è mai stata acquisita e il suo ruolo adeguatamente verificato.

Non è un caso che l’altro grave capo d’imputazione contestato ad una parte degli indagati sia stato quello della “riduzione in schiavitù”, ridimensionato dal Tribunale in quello di “caporalato” (anche grazie agli accordi di conciliazione sottoscritti in modo del tutto acquiescente da parte delle Organizzazioni sindacali). Un reato, quello di “caporalato”, non certo meno grave in un settore economico assai rilevante a livello provinciale, fondato sullo sfruttamento di una risorsa mineraria di proprietà pubblica, regolamentato da leggi e disciplinari di concessione con organi di vigilanza preposti e competenze dirette da parte dei Comuni. Se per un decennio, dal 2010 al 2020, i lavoratori di questo settore sono stati oggetto di ricatti occupazionali, hanno subito ritardi anche di molti mesi nel percepire i salari regolari e non solo le aziende direttamente controllate dagli indagati ma pure molte altre aziende del settore ne hanno approfittato, è perché la lobby locale ha intessuto solide ed interessate relazioni con questi soggetti. Senza dimenticare il pesante conflitto d’interessi che da mezzo secolo caratterizza le amministrazioni comunali della zona, con i concessionari nella veste di controllati e controllori. Conflitto al quale non è stato esente nemmeno il livello provinciale, vale a dire la sede nella quale sono state approvate le leggi che regolamentano il settore estrattivo, da quella del 1993 sulle modalità di calcolo dei canoni di concessione e la fondamentale L.P. 7/2006 che avrebbe dovuto porre fine al sistema delle proroghe delle concessioni senza gare ad evidenza pubblica.

Il degrado delle condizioni di lavoro è l’altra faccia del degrado sociale nelle comunità locali.

Coloro che hanno subito in modo più grave tali condizioni di lavoro sono stati nella maggior parte dei casi operai extracomunitari, con nessun peso rispetto al consenso politico su base locale o provinciale. Forse anche per questo nessun sindaco della zona del porfido ha fino ad ora sentito il bisogno di prendere posizione in merito a quanto avvenuto, dal sequestro e pestaggio del 2014 alle prime conferme delle condanne emesse in appello dal Tribunale di Trento da parte della Corte di Cassazione avvenute rispettivamente il 6 marzo e il 19 settembre 2024.

A questo proposito meritano una citazione le parole usate recentemente dal sociologo Marco Omizzolo, intervistato da Diego Motta per l’Avvenire (20 novembre 2024) sulla questione del caporalato. Omizzolo evidenzia come “l’eccesso di delega all’intervento di forze dell’ordine e magistratura rischia invece di mettere in secondo piano l’altra parte del discorso, che è la riflessione culturale ed educativa sul fenomeno”. Al giornalista che gli chiede che cosa si dovrebbe fare in questo senso, Omizzolo risponde che occorre partire “dalla consapevolezza che a buona parte dell’opinione pubblica, ancora oggi, conviene non vedere gli schiavi e lo sfruttamento. Perché, intervenendo su questa piaga, dovremmo poi scoprire un sistema di omertà mafiosa che lega aziende criminali e mondo dello sfruttamento. Questo stesso sistema è creatore di consenso sul territorio, non dobbiamo dimenticarcelo. I padroni non sono coloro che lavorano nel buio, ma coloro che organizzano il consenso.” Omizzolo si riferiva in particolare al caporalato nelle nostre campagne, ma le sue parole si adattano perfettamente anche alla nostra realtà.

A partire da un sondaggio effettuato da QT e Libera presso un campione della popolazione di Lona-Lases al momento dell’avvio del processo “Perfido” (i cui risultati sono stati pubblicati si QT n. 6 del giugno scorso), a Lona si confronteranno il prof. Carlo Buzzi (già docente presso la facoltà di Sociologia dell’Università di Trento), il prof. Duccio Canestrini (antropologo e docente presso il Campus Universitario di Lucca) e Domenico Sartori (già giornalista dell’Adige), con il coordinamento di Alessandro Fontanari (già bibliotecario a Civezzano). Un incontro che intende essere stimolo e occasione di confronto e crescita per la comunità, non solo di Lona-Lases. Comunità che, inutile negarlo, da anni attraversa una profonda crisi, non diversamente dalle altre della zona del porfido. Un appiattimento, una “normalizzazione” che di fatto hanno annullato ogni dialettica interna a queste comunità, mettendo al bando non solo le critiche ma pure chi osa criticare. Tanto è stato emarginato il dissenso che, oggi nella maggior parte dei casi alle elezioni amministrative si presenta una sola lista e così dai Consigli comunali sono scomparse le minoranze, le opposizioni e il motto che imperversa anche dentro l’associazionismo locale è “tira e tasi”, non disturbare il manovratore. Così è venuto meno ogni stimolo che mettesse in discussione l’esistente.

Da questa vicenda potrebbe prendere le mosse un percorso di riscatto delle comunità della zona del porfido, a patto però che si abbia il coraggio di guardare in faccia la realtà. Potrebbe scaturire una proposta per il futuro in grado di scardinare questo sistema estrattivista funzionale all’arricchimento di pochi mediante lo sfruttamento di una risorsa pubblica, imponendo condizioni di lavoro sempre più degradanti e con pesanti ricadute negative a livello ambientale.

Da questo dipende il futuro di questa valle, delle sue comunità, dei suoi giovani. Giovani che sono caldamente invitati a partecipare portando innanzitutto le loro inquietudini, i loro dubbi, ma anche i loro sogni e le loro speranze. Senza di loro il futuro appare segnato e il degrado inarrestabile.

Cogliamo l’occasione per ringraziare pubblicamente QT per il suo impegno in questi anni nel seguire in modo approfondito le vicende processuali di “Perfido”, nel darci sostegno e spazio per esprimere le nostre posizioni. Allo stesso tempo ringraziamo il neo costituito Osservatorio Trentino Legalità che, attuando “dal basso” una proposta presentata a suo tempo da Alex Marini in Consiglio provinciale, costituisce l’unica vera novità in risposta all’accertata presenza della criminalità organizzata nella nostra provincia.

Coordinamento Lavoro Porfido

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Unione Sindacale di Base del Trentino