Mak Costruioni: Sciopero e presidio per la dignità
Questi lavoratori che si sono rifiutati di piegarsi ai voleri di un dirigente dispotico, sono stati sottoposti a rappresaglie ed umiliazioni di ogni tipo, costretti a doversi recare sui cantieri con il proprio mezzo perchè hanno negato loro l’utilizzo del furgone aziendale e comunicando con loro solo via sms.
Mak Costruzioni: il ritorno al passato
Questa mattina presto davanti alla sede della Mak Costruzioni è iniziato un presidio di solidarietà con i lavoratori in sciopero contro l’arroganza di una direzione aziendale che applica una politica di discriminazione e di vero e proprio accanimento disciplinare nei confronti di alcuni lavoratori, rei secondo questa direzione, di non aver accettato la riduzione del salario e la cancellazione della loro professionalità.
Questi lavoratori che si sono rifiutati di piegarsi ai voleri di un dirigente dispotico, sono stati sottoposti a rappresaglie ed umiliazioni di ogni tipo, costretti a doversi recare sui cantieri con il proprio mezzo perchè hanno negato loro l’utilizzo del furgone aziendale e comunicando con loro solo via sms.
E se poi questi intendono resistere a queste indebite ritorsioni si procede al loro licenziamento come avvenuto con un lavoratore ingiustamente licenziato.
Contro questo ritorno all’ottocento il sindacato USB Lavoro Privato, alcuni movimenti attivi sul territorio, pensionati lavoratori e semplici cittadini hanno voluto portare una solidarietà attiva a questi lavoratori che oggi, per protesta contro queste discriminazioni e vessazioni, sono scesi in sciopero per l’intera giornata.
Abbiamo voluto dare un segnale che questi lavoratori non sono soli in questa loro lotta – di civiltà- contro un padrone che usa il suo potere non per far funzionare bene l’azienda ma per umiliare quanti osano rivendicare i loro diritti e non accettano di ridursi salario e professionalità.
Per tre ore siamo stati davanti ai cancelli con bandire, striscioni e distribuendo volantini ai passanti dove si denunciava questa assurda situazione che vede un padrone massacrare dei suoi dipendesti mentre altri si girano dall’altra parte e per codardia fanno finta di non vedere.
Per questo davanti ai cancelli abbiamo fermato gli impiegati per dire che il loro silenzio davanti a questi fatti li rendeva sostanzialmente complici di una politica di annientamento di ogni diritto soggettivo del lavoratore. Abbiamo spiegato che se oggi i destinatari della repressione aziendali erano degli operai un domani questa amara realtà poteva toccare a loro.
Purtroppo abbiamo anche misurato il grado di egoismo, misto a paura, di questi impiegati che pur di non dispiacere al padrone hanno scavalcato la rete di protezione per poter entrare in azienda e dimostrare al mondo intero di essere dei bravi servi.
Ma quella di questa mattina è solo l’inizio di una nuova forma di lotta e se la Direzione Mak Costruzioni non cambierà il suo modo di rapportarsi con questi operai altre iniziative saranno messi in campo per tutelare questi lavoratori.
Qualcuno sostiene che siamo nel terzo millennio ma guardando quello che succede alla Mak Costruzione sembra veramente un ritorno agli inizi dell’800.
La dignità non ha prezzo e la lotta non ha fine.