Marangoni: Riprendersi il futuro è ancora possibile
L’accordo del 18 luglio 2014, l’accordo sulla cassa integrazione, gli oltre 50 licenziamenti (pardon esuberi) dimostrano che con la rassegnazione e la paura non si salva ne il lavoro, ne la fabbrica e nemmeno la dignità.
Oltre e peggio di Marchionne potrebbe essere lo slogan riassuntivo di questo ennesimo accordo che i sindacati Cgil Cisl e Uil, sotto la regia di Olivi, si sono arrogati il diritto di sottoscrivere senza nessun mandato e senza nessuna consultazione con i lavoratori.
Infatti le assemblee per la “consultazione” sulla cassa integrazione vengono fatte domani 25 agosto dopo la firma.
Purtroppo non Abbiamo avuto la “fortuna” di conoscere l’accordo nei minimi dettagli (sembra sia top secret) ma da quanto emerge dalle dichiarazioni di stampa rilasciate dagli stessi sindacalisti abbiamo la sensazione che questo accordo lasci mano libera alla Direzione Marangoni per usare la Cigs come meglio crede.
Infatti ai lavoratori Marangoni nel 2014 – con il ricatto occupazionale – è stato imposto un accordo capestro che ha cancellato pause, mensa, ridotto il salario, ridotto il pagamento della malattia, aumentato ritmi e sfruttamento in fabbrica fino all’inverosimile ed ora, la triplice, ha sottoscritto un accordo di cassa che permette a Marangoni di imporre una vera e propria EPURAZIONE dei lavoratori più “ostici e più sindacalizzati”
Ma tutto questo è stato possibile solo perché Marangoni ha potuto contare sull’appoggio dell’assessore Olivi, sulla complicità dei sindacati ma anche sulle troppe paure dei lavoratori.
L’accordo del 18 luglio 2014, l’accordo sulla cassa integrazione, gli oltre 50 licenziamenti (pardon esuberi) dimostrano che con la rassegnazione e la paura non si salva ne il lavoro, ne la fabbrica e nemmeno la dignità.
Come Usb invitiamo i lavoratori a dire basta alle politiche ricattatorie della Marangoni, dire basta con i giochetti dei sindacati confederali sempre proni alla volontà dell’azienda e alle chiacchiere di un assessore al servizio del cavaliere.
Ma nello stesso tempo ai lavoratori diciamo che è ora di alzare la testa e lottare per difendere lavoro e dignità e che la loro rabbia deve trasformarsi in volontà di lotta e non in rassegnazione.
Quei lavoratori che decideranno di dire basta a questa logica arrendevole e sindacalmente suicida troverà in USB un sindacato che sarà pronto a lottare al loro fianco per ridare al lavoro quella dignità (economica e normativa) cancellata dagli ultimi accordi sindacali.
Sconfiggere la rassegnazione non solo è possibile, ma diventa una necessità per difendere il nostro futuro e quello dei nostri figli.