Sait, Movitrento e la triplice
Ora questi signori, Movitrento compresa, chiedono che a pagare il conto dei loro errori siano i lavoratori attraverso 130 licenziamenti dimenticandosi, volutamente, che invece sono un’importante risorsa su cui puntare e che professionalità ed esperienze acquisite in anni e anni di lavoro non possono essere mandati al macero.
Mentre la triplice, Movitrento e Sait si scambiano accuse i lavoratori, con 130 licenziamenti e un peggioramento del contratto nazionale, sono chiamati a pagare il conto.
Oggi sulla stampa locale era riportata, nell’ambito della vicenda degli esuberi Sait, la presa di posizione da parte della presidente di Movitrento signora Marina Castaldo che fra le altre cose rivendicava il fatto che la sua cooperativa applica i contratti nazionali e quindi rispedisce al mittente l’accusa di fare dumping sul costo del lavoro, contratti ricordiamo noi siglati dalle stesse confederazioni che oggi piangono ma che ieri hanno liberamente sottoscritto questi accordi al ribasso, rovinando di fatto i lavoratori.
Ora a noi di USB lavoro Privato non ci interessa polemizzare su una questione di cui non siamo stati partecipi, ma solo fare alcune considerazioni che di seguito riportiamo.
La stessa Castaldo ammette che se costretta dagli eventi, non farebbe “dumping sociale ma applicherebbe un contratto legalmente riconosciuto” (della serie se “costretti” siamo pronti a diminuire i salari dei lavoratori) quindi se ne deduce che Movitrento è pronta a cambiare il CCNL scaricando così sui lavoratori l’onere della riduzione del costo del lavoro.
Una strada già percorsa da Movitrento in perfetta sintonia con Cgil Cisl e Uil, con il rinnovo del contratto provinciale del progettone, abbassando salario, diritti e pensione ai lavoratori e alle lavoratrici coinvolti e tutt’ora contrastando, sempre assieme alla triplice, i lavoratori del progettone che vogliono riconquistarsi, lo scatto di anzianità, i contributi pensionistici ed altri ammennicoli che con il nuovo contratto provinciale sono stati cancellati.
Questo ci insegna che un contratto, anche se “legalmente riconosciuto” può servire ad abbassare il cosiddetto costo del lavoro e cioè salario di chi lavora.
Non ci stupirebbe che la diatriba fra Movitrento e le tre confederazioni sulla pelle dei 130 lavoratori/trici del Sait sia strumentale per sviare l’attenzione dei lavoratori ma anche della pubblica opinione sulla soluzione al problema che non si vuole affrontare; basterebbe un contratto di solidarietà che coinvolga Sait e Movitrento per evitare i licenziamenti ed una “guerra fra poveri”.
Infatti da un lato c’è Sait che usa la minaccia dei 130 licenziamenti per avere dalla PAT, l'ennesimo aiuto in termini di contributi, in mezzo i sindacati che non hanno il coraggio di rivendicare l’applicazione del contratto di solidarietà facendo proprio l’obbiettivo di licenziamenti zero e dall’altra la Movitrento che ha in appalto dei lavori del magazzino Sait e che si candida a gestirlo (in sostituzione dei licenziati???) anche per il futuro.
I sindacati che si reputano “rappresentativi” (a questo punto di chi?) non hanno il coraggio di lanciare una proposta che sappia coinvolgere anche i lavoratori esternalizzati della Movitrento, coinvolgendoli in un’unica lotta contro i licenziamenti e quindi evitare che – questa scelta miope del gruppo dirigente – faccia perdere professionalità preziose al consorzio.
Non è un caso se la Federazione che fa da semplice osservatrice nello scontro fratricida fra Sait e Dao non può svolgere nessun ruolo propositivo per indicare le scelte atte a far uscire il sistema cooperativo dalle secche della sua crisi.
Una crisi che nasce dal fatto che allo spirito cooperativo si è sostituito il profitto, alla solidarietà il mito della competitività, al servizio per il territorio la riduzione dei costi attraverso la chiusura delle realtà di periferia.
Errori di strategia, lotte intestine, operazioni immobiliari discutibili (Dalpalù ammette 10 milioni di perdite per operazioni immobiliari), esternalizzazioni e depauperamento delle professionalità sono responsabilità di un gruppo dirigente che non si cancellano con la chiamata di un direttore di Esselunga (l’anticoop per eccellenza).
Ora questi signori, Movitrento compresa, chiedono che a pagare il conto dei loro errori siano i lavoratori attraverso 130 licenziamenti dimenticandosi, volutamente, che invece sono un’importante risorsa su cui puntare e che professionalità ed esperienze acquisite in anni e anni di lavoro non possono essere mandati al macero.
Oggi in Sait è in gioco il diritto al lavoro ed al salario di tutti i lavoratori che vi lavorano e per questo riteniamo che la lotta vada riportata in azienda coinvolgendo anche i dipendenti di Movitrento per fare un unico fronte, un’unica lotta la sola in grado di evitare i licenziamenti, il ricorso alla CASSA INTEGRAZIONE STRAORDINARIA - anticamera dei LICENZIAMENTI – per CONQUISTARE, si dobbiamo proprio conquistare, il CONTRATTO di SOLIDARIETA’.
Le altre soluzioni, volenti o nolenti sono solo funzionali ai disegni di questa Direzione Sait e allo scontro ridicolo tra operai.
p USB Trentino
Ezio Casagranda